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Sante diverse unite da uno stesso ideale: AMARE CRISTO

Sante diverse unite da uno stesso ideale: AMARE CRISTO

Donne Patrone d’Europa e Dottori della Chiesa

di Sr. Giacinta Magnanimi icms

La Chiesa, in questo anno giubilare, propone la figura di alcune sante donne - Patrone d’Europa e Dottori della Chiesa - come modelli di virtù ed esempi da imitare, esortando anche a intraprendere un pellegrinaggio a Roma presso i luoghi in cui si conservano i loro corpi e le loro reliquie, o in altro modo legati alla loro vita.

Vediamo chi sono…

Santa Caterina da Siena, il cui corpo è custodito nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva (mentre la testa è nella sua città natale). È esempio di fedeltà quotidiana a Dio nella preghiera, nel sacrificio offerto, e nel lavoro incessante per il bene e l’unità della Chiesa. Da sottolineare il suo impegno per riportare il Papa Gregorio XI da Avignone a Roma, e la sua successiva permanenza a Roma - dove morirà -, per aiutare il Papa successivo, Urbano VI, nello scisma sorto a motivo dell’elezione di un antipapa. Giovane donna del XIV secolo, semplice e illetterata, ha operato instancabilmente per il bene in seno alla Chiesa e al suo popolo.

Bellissima la visione avuta pochi giorni prima di morire. Caterina si recava ogni giorno alla Basilica di San Pietro dove si fermava sempre a contemplare un mosaico che raffigurava una navicella sballottata tra le onde di un mare in tempesta. Ad un tratto vede due grandi mani sollevare la navicella per deporla sulle sue fragili spalle. Lei si sente schiacciata sotto quel peso e cade a terra esausta. I suoi discepoli la sollevano e la portano nella sua cella, sul giaciglio di legno dal quale non si alzerà più. È il segno della sua missione, quella che ha portato avanti per tutta la vita e quella che avrebbe abbracciato nella sofferenza nei suoi ultimi giorni: portare sulle spalle il peso della “navicella” della Chiesa, offrendo anche il dolore di morire senza poterne vedere l’unità.

Contemporanea di Santa Caterina, e legata in un certo modo alla sua missione per la Chiesa, Santa Brigida di Svezia: si è impegnata pel riportare il Papa a Roma, cosa che si concretizzò appena tre anni dopo la sua morte. Nata in Svezia agli inizi del 1300, le viene messo il nome “Brigida”, per un miracolo ottenuto per intercessione di questa santa alla mamma. A quattordici anni sposa il ricco principe svedese Ulf, futuro governatore della Svezia. Dal loro felice matrimonio nascono 8 bambini (tra cui la futura Santa Caterina di Svezia) ed i coniugi diventano poi entrambi terziari francescani. Dopo la morte del marito, inizia una seconda fase della sua vita, fatta di pellegrinaggi – anche a piedi - ad Assisi, Napoli, Gargano, Gerusalemme.

Prega e offre per la pace e fonda una congregazione di uomini e di donne, l’Ordine del Santissimo Salvatore (Brigidini). Si trasferisce poi a Roma, dove vive il resto della sua vita in povertà, nell’assistenza ai malati e chiedendo l’elemosina davanti alle chiese romane. Alla sua morte, lascia la guida dell’Ordine alla figlia. Il pellegrinaggio giubilare è proposto verso la Basilica dedicata a lei: Basilica di Santa Brigida a Campo de’ Fiori, sorta nel luogo in cui dal 1350 visse con sua figlia santa Caterina.

Il pellegrinaggio prosegue verso la Chiesa Santa Maria della Vittoria, nella quale è collocata la famosa scultura raffigurante l’Estasi di Santa Teresa D’Avila, ovvero il momento in cui un angelo le trafigge il cuore con una freccia dorata, provocandole una grandissima gioia accompagnata da un profondo dolore: è la freccia dell’amore di Dio.

Nata ad Avila (Spagna) nel 1515, dal carattere forte, non si lascia bloccare dal papà, contrario alla sua decisione di entrare in contento, e, a vent’anni, scappa nel Carmelo della sua città. In seguito, è costretta a rientrare in famiglia per qualche tempo, a causa di una misteriosa malattia che l’ha resa paralizzata. Dopo la guarigione miracolosa, accompagnata da San Giovanni della Croce, inizia la sua straordinaria opera.

È principalmente ricordata per la riforma dell’Ordine delle Monache Carmelitane, alle quali richiede delle regole più rigide. Fonda in Spagna diversi conventi, sia di monache che di frati: i Carmelitani Scalzi. Di Santa Teresa è impossibile non ricordare la forza e la tenacia nel guidare il suo Ordine e nel camminare nelle vie di Dio, nonostante le tante difficoltà sia esterne che interiori. Scrive testi di grande spiritualità come “Vita”, “Cammino di perfezione” e, il più famoso, “Il castello interiore”. 

A motivo del suo legame con la Francia, la Chiesa Trinità dei Monti è legata alla figura di Santa Teresa di Gesù Bambino.

Nominata la santa patrona delle missioni pur non essendo mai uscita dalle mura del suo convento, Santa Teresa nasce alla fine del 1800 da genitori proclamati anch’essi santi, i Coniugi Luigi e Zelia Martin (quest’ultima morta quando la piccola Teresa aveva appena 4 anni).

 A 14 anni entra nel Carmelo di Lisieux, dove morirà 10 anni dopo, a soli 24 anni. Nell sua autobiografia “Storia di un’anima”, scritta per obbedienza, spiega la piccola via dell’infanzia spirituale, che la contraddistingue. La sua è una via semplice, fatta di confidenza con il Signore e amore nell’offrire anche le cose più piccole. Santa Teresa aveva promesso di «passare il suo Cielo a fare del bene sulla terra», e numerose grazie confermano che sta mantenendo la sua promessa.

La Basilica di Santa Cecilia a Trastevere sorge sull’antica casa di Santa Cecilia, uccisa in odio alla fede nel III secolo. Torturata per tre giorni, viene poi decapitata per aver cercato di convertire alla fede i suoi familiari. Nella cripta è custodito il corpo della santa. È patrona dei musicisti.

È proprio a motivo dell’amore per la musica che viene associata a lei Santa Ildegarda di Bingen. Nata in Germania nel 1098 in una famiglia aristocratica, a 8 anni viene affidata a un monastero, dove una monaca si prende cura della sua educazione. Già all’età di 5 anni ha visioni ed esperienze mistiche, che però non rivela ad alcuno. Diventa monaca, poi abbadessa, e fonda anche un altro convento.

Pur non avendo potuto studiare, ha molti talenti: conosce bene le scienze naturali, i minerali, gli animali e le capacità di erbe, cibi e pietre curative; compone musiche e inni al Signore.

Muore all’età di 81 anni dopo numerosi viaggi in Germania e in Francia. Fu instancabile nel bene e nella predicazione, cosa assai inusuale per una donna del suo tempo.

Ultima tappa di questo cammino giubilare in Roma è la Basilica di Sant’Agostino a Campo Marzio, associata a Santa Teresa Benedetta della Croce, filosofa e martire, uccisa nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1942, durante la Seconda guerra mondiale.

Edith Stein, nasce a Breslavia il 12 ottobre 1891 da una famiglia ebrea, ma a 14 anni abbandona la fede e diventa agnostica. Studia filosofia a Gottinga e diventa discepola di Husserl, fondatore della scuola fenomenologica. Nel 1921 incontra la fede cristiana e l’anno successivo si fa battezzare. Nel 1933 entra nel Carmelo di Colonia e diventa monaca.  Quando inizia la persecuzione agli ebrei, le superiore decidono di inviarla in un convento dell’Olanda: la sua presenza in Germania, infatti, metteva a rischio non solo lei, ma anche l’intera comunità. A breve, però, neppure l’Olanda è più sicura e Edith viene prelevata dalla Gestapo insieme alla sorella Rosa. Insieme a lei, il 9 agosto, varcò la soglia della camera a gas, donando il suo sangue per amore a Cristo.

Sante diverse, vissute in epoche diverse e con storie diverse, ma tutte unite da un unico ideale: amare Cristo e servirlo secondo la sua Volontà.

 

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